Storia delle 500
La più amata dagli italiani… quale altra espressione, così banalmente efficace, riesce nell’opera ardua di definire sinteticamente la 500.
La “Nuova 500”, come Casa Fiat la presentò cinquant’anni fa. La storia di questo “ovetto” è la storia dell’Italia del secondo dopoguerra.
Di un paese che, stanco degli stenti di un conflitto mondiale in cui si era cacciato suo malgrado, retoricamente “sognava l’America”. Era semplicemente l’inseguimento di un sogno di benessere diffuso, di tranquillità sociale, che in quegli anni finalmente faceva capolino.
È in questo contesto che la 500 si affaccia sul mercato: su un mercato fatto di “proletari” che sognavano di pensionare la “Vespa” per una vera quattro ruote e di una borghesia che pian piano, dopo essersi fatta la “millecento”, cercava una macchinetta per far muovere il rampollo neopatentato.
Un quadretto dalle tinte pastello, come le illustrazioni che riempivano le riviste del tempo, dalle cui pagine in quell’Estate del ’57 la Nuova 500 si fece conoscere al grande pubblico.
Fiat 500 o Cinquecento ancora il Cinquino è la denominazione del modello prodotto dalla FIAT a partire dal 1936; la denominazione, portata al debutto nel 1915 con l’omonima car concept, diverrà poi nota sul mercato dal 1936 e da qui in avanti comprenderà, oltre alle vetture di serie della casa madre, anche altre versioni speciali derivate o costruite su licenza.
Molti pensano che la cinquecento nacque nel 1936, con la Cinquecento Topolino. Il realtà il concetto di un’auto dalle piccole dimensioni chiamata 500 nacque nel 1915 con questo prototipo che, a causa della 1^ Guerra Mondiale , venne costruito nel 1919.
Più che un’auto da famiglia, si trattava di una Torpedo a due posti. Era equipaggiata con un motore 4 cilindri da 10 Cavalli Vapore poteva raggiungere i 65 Km.
Non ebbe seguito produttivo anche perché, specialmente in Italia, era diffusa l’idea che l’automobile fosse riservata a pochi e saranno poi la Topolino e la 508 Balilla che faranno intendere l’automobile in modo diverso. Verrà poi denominata la “500 mai nata”.
LA TOPOLINO
La Fiat 500, meglio conosciuta come “Topolino”, è un’automobile, prodotta dal 1936 al 1955.
La Fiat 500, popolarmente chiamata “Topolino”, è senza dubbio fra le auto italiane più famose. Nel 1930 Benito Mussolini aveva convocato il senatore Giovanni Agnelli per informarlo della “inderogabile necessità” di motorizzare gli italiani con una vettura economica, che non superasse il costo di 5 000 Lire.
Preoccupato per il difficile incarico, cui avrebbe volentieri rinunciato, Agnelli rimise la questione ai progettisti dell’ufficio tecnico della FIAT affidando il progetto a Oreste Lardone, un estroso tecnico allievo di Giulio Cesare Cappa , che aveva già realizzato un interessante prototipo di piccola vettura economica per l’Italia.
All’inizio, la direzione aziendale Fiat incaricò l’ufficio tecnico di procedere alla progettazione del modello con standard aziendali e, contemporaneamente, assunse Oreste Lardone, assegnandogli un piccolo gruppo di tecnici ed operai con il quale sviluppare le proprie teorie meccaniche.
A Lardone non parve vero di poter disporre delle potenzialità FIAT per attuare le proprie idee che, del resto, erano semplici e chiare: la nuova automobile avrebbe dovuto disporre di quattro posti e di un motore bicilindrico di 500 cm cubi raffreddato ad aria e dotata di trazione anteriore mantenendole spese di produzione e materiale. Ma questo sogno di dare un’auto al popolo Italiano svani al primo test nel 1931 quando il prototipo, con a bordo il collaudatore il Senatore Agnelli e Lardone, appaena percorsi pochi Km prese fuoco al punto che gli occupanti dovettero saltare dall’auto in corsa. Questo increscioso incidente portò il Senatore a scusarsi con il Duce e a licenziare Lardone.
La promessa fatta al Duce non poteva rimanere dissoluta al punto che il Senatore diete mandato a 2 esperti proggettisti Fessia e Zerbi, i quali si resero conto che per ottemperare ad un proggetto simile non si poteva risparmiare sui prodotti. Fesia diete mandato ad un giovane ingegnere l’incarico di sviluppare quanto lasciato in sospeso, questo ingegnere si chiamava DANTE GIACOSA.
Il boom economico della vendita della Fiat 600 e la possibilità di acquistare a rate diete alla casa torinese lo stimolo di produrre una nuova utilitaria per il popolo doveva contenere i costi di produzione e i costi di manutenzione. Qui ha inizio la storia delle nostre amate dopo 4 anni di studi e di allestimeti motori ecco venire alla luce il 1° luglio 1957 il primo esemplare di Cinquino la 500 N Prima Serie.
La “500 N Economica”
La spartana Nuova 500 presentata in luglio, nel novembre del medesimo anno, per il Salone di Torino subisce alcune modifiche: prima fra tutte il nome, che diventa “Fiat Nuova 500 Economica”. È quasi identica alla prima serie, ma il motore sviluppa 15 cv a 4 200 giri/min e presenta alcuni piccoli dettagli rivisti, tra i quali il fermo di apertura per i deflettori e i finestrini discendenti. Raggiunge i 90 km/h.
Codice telaio: Fiat 110 berlina 500
Codice motore: 110.000
La “500 N Normale”
Frutto dello sdoppiamento della gamma per aumentare la richiesta dal pubblico, viene presentata al salone di Torino.
Equipaggiata con il 479 cm³ da 15 CV a 4000 giri, tocca i 90 km orari. La dotazione di serie è ora più ricca e offre fari anteriori con cornici in alluminio, sporgenti, alette parasole, profili in alluminio sul cofano anteriore e modanature sulle fiancate, coppe in alluminio lucidato copricerchi, finestrini anteriori discendenti, deflettori con il fermo d’apertura, sedile posteriore imbottito, comandi delle frecce e delle luci a levetta sul piantone dello sterzo, al posto del deviatore per le frecce a centro plancia viene messa la relativa spia. Compare la scritta identificativa “Nuova 500” sul cofano posteriore. Il prezzo è fissato ancora alle 490.000 lire della prima serie ma l’allestimento è ora più completo.
Con questa vettura inizia il boom della 500 che culminerà negli anni sessanta con le versioni D e F. La piccola automobile piace, le vendite salgono con rapidità e diviene un fenomeno sociale al pari della 600 o forse più. C’è chi l’acquista perché non può permettersi altro, e c’è chi la compra perché può permettersi tutto.
Codice telaio: Fiat 110
Codice motore: 110.000
La “500 Sport” …..introvabile!
Per migliorare le vendite, fino ad allora un po’ stagnanti, della Nuova 500, nel 1958 per offrire una vettura con più brio agli appassionati viene lanciata la Nuova 500 Sport, nelle versioni “Berlina” e “Berlina Tetto Apribile”[4]. Quest’ultima è la prima 500 a montare il mezzo tetto in tela, adottato poi a partire dalla Nuova 500 Tetto Apribile.
La Fiat Nuova 500 Sport prima serie con tetto rigido
Le modifiche sono numerose e riguardano motore e carrozzeria. La Sport si riconosce subito per il tetto in metallo rigido, percorso da nervature e la caratteristica livrea bicolore bianca con la fascia rossa che percorre l’intera fiancata all’altezza della linea di cintura e cerchi rossi. Il motore vede aumentare la cilindrata che passa da 479 cm³ a 499,5 cm³, nuovo albero a camme in acciaio con diversa fasatura, condotti di aspirazione lucidati, molle delle valvole rinforzate, rapporto di compressione aumentato; monta carburatore Weber 26 IMB2 con getto principale e tubo di Venturi di diametri lievemente maggiori. La potenza sale a 21,5 cv e la velocità massima supera i 105 km/h, grazie anche a un diverso rapporto al ponte 8/39, adottato in seguito anche sulla 500 R. Questo motore sarà in seguito adottato, un po’ rivisto e addolcito, anche sulle versioni D, F, L e sulla Autobianchi Bianchina Special. Il prezzo è fissato a 560 000 lire. Poco dopo viene allestita anche in versione tetto apribile, con la capote ridotta e i cerchi color argento. Il prezzo è inferiore alla versione tetto rigido, solo 495.000 lire, perché in quegli anni il costo di produzione delle automobili era legato quasi solo alla quantità di lamiera utilizzata. All’interno la Nuova 500 Sport differiva dalle altre versioni solo per il cruscotto. Era infatti uguale nella forma, ma con scala 0-20-40-60-80-100-120 km/h e circolini rossi dei limiti di velocità posti a 30, 50 e 75 km/h, a causa del rapporto al ponte più lungo. Questa scala tachimetrica sarà riutilizzata anche sulla 500 R, che monterà lo stesso cruscotto (forma identica ma di colore nero), in quanto aveva lo stesso rapporto al ponte.
Numero di esemplari prodotti: sconosciuto, avendo il numero di serie in comune con le altre versioni
Codice telaio: Fiat 110 Berlina 500
Codice motore: 110.004
La “500 Trasformabile” e la “500 Tetto apribile”
Nel 1959 la 500 viene omologata per quattro posti veri e presentata al salone di Ginevra in due nuovi modelli: la Nuova 500 Trasformabile, che presenta ancora l’allestimento della Economica e la capote fino al cofano motore e la Nuova 500 Tetto apribile, che riprende l’allestimento della Normale e il mezzo tetto apribile della Sport. Finalmente il pianale viene modificato sotto i sedili anteriori, dove vengono ricavati i pozzetti per i piedi degli occupanti posteriori, viene montato un sedile posteriore imbottito e viene omologata per 4 persone. Conseguentemente alla maggiore portata, il retrotreno viene irrobustito. Il motore è rivisto e la potenza sale a 16,5 cv, la velocità massima raggiunge i 95 km/h.
Anche i prezzi cambiano: la trasformabile è offerta a 395 000 lire, la tetto apribile a 435 000 lire.
Nell’ottobre dello stesso anno la gamma si adegua al Nuovo CdS I fanali posteriori (montati anche sulla 600 D), più grandi e modificati con l’aggiunta di catadiottri, le prese d’aria a griglia sotto i fari sono eliminate e al loro posto appaiono gli indicatori di direzione frontali che svolgono anche ruolo di luci di posizione. Le lucciole cambiano forma, rotonde anziché a goccia.
Codice telaio: Fiat 110 Berlina 500
Codice motore: 110.000
La “500 America”
Dal dicembre del 1957 le 500 vennero anche importate negli Stati Uniti via mare . Rispetto alle versioni destinate al mercato interno e più in generale europeo, le Nuova 500 Normale, Sport, D e Jolly esportate negli Stati Uniti avevano grossi fanali anteriori, che davano ai loro musetti una simpatica aria da ranocchia, che in realtà servivano per rispettare l’altezza minima del fascio luminoso imposta dalle leggi sulla circolazione negli USA. Un’altra caratteristica dei fari americani era la costruzione cosiddetta “sealed beam”, cioè la classica lampadina sfilabile alla quale siamo abituati in Europa, ma con il corpo stesso del faro, ovviamente del tipo sigillato, che fungeva da ampolla con il filamento annegato direttamente nella parabola. Cambiarono anche le luci posteriori, che inizialmente furono dotate di un supporto per alloggiare i fanaletti inglesi Lucas omologati per gli USA, quindi fanaletti italiani appositamente costruiti e omologati. Diversi e più grandi erano pure gli indicatori di direzione. Quelli davanti tondi e disposti sopra le griglie della ventilazione interna, erano realizzati anch’essi secondo le norme americane, tuttavia qualche anno dopo apparvero pure sui modelli italiani con disegno molto simile, ma in posizione diversa. Oltre la fanaleria, le Fiat 500 “tipo America” avevano altre modifiche richieste dall’utenza americana, come la scala del tachimetro-contachilometri in miglia, le scritte delle spie in inglese e i paraurti di dimensioni maggiori e dotati di rostri, per resistere a piccoli urti, dato che già allora gli automobilisti d’oltre Oceano avevano l’abitudine di manovrare “a spinta” nei parcheggi. Comunque l’interesse svanì presto e le importazioni cessarono nel 1961.
La “500 Giardiniera (G)” e “Commerciale”
Il 1960 è un anno ricco di novità per l’intera gamma e vede la nascita della Giardiniera e della versione D.
Già da qualche tempo si avvertiva la mancanza della vecchia “Topolino Giardiniera Belvedere”, ciò che oggi chiameremmo station wagon o familiare. Il problema è serio perché l’ingombro del motore impedisce la costruzione di un vano di carico allungato. Ancora una volta il genio del progettista, Dante Giacosa, escogita una soluzione di grande interesse tecnico: il motore a sogliola, che può essere alloggiato interamente sotto il pianale di carico. Nel maggio del 1960 nascono così le versioni “Giardiniera” e “Commerciale”, quest’ultima caratterizzata dall’assenza di superfici vetrate posteriori, anche denominata “Furgoncino”.
In sostanza i cilindri vengono abbattuti di lato e resi orizzontali, il convogliatore dell’aria viene modificato per avvolgere il nuovo propulsore e la ventola centrifuga è rimpiazzata da una ventola radiale. La presa d’aria è sostituita da due prese d’aria a colonna incorporate nei montanti posteriori. La cilindrata è la stessa del motore che equipaggia la 500 Sport, però potenza ed erogazione vengono ingentilite per adattarsi al diverso impiego. Il propulsore eroga 17,5 cv e la vettura raggiunge i 95 km/h.
Questo motore venne utilizzato anche sulla Autobianchi Bianchina Panoramica, che si affianca alla 500 Giardiniera rivolgendosi però ad un pubblico alla ricerca di vetture più ricercate ed eleganti.
La carrozzeria è rivista radicalmente. La nuova versione adotta la stessa carrozzeria della berlina fino al termine delle portiere anteriori, quindi anch’esse con apertura controvento, e si allunga poi verso il posteriore con forma più squadrata. La coda è del tutto nuova e squadrata, al posto del cofano motore c’è il portellone posteriore incernierato di lato e apribile come una portiera. Il passo si allunga di 10 cm. I finestrini posteriori sono rettangolari e scorrevoli. I fanalini hanno la parte superiore a goccia, la luce della targa è diversa. Il tetto è rigido solo in parte e ricompare una capote molto allungata. Sospensioni e impianto frenante sono irrobustiti per via del maggior peso e del carico trasportabile, ceppi e tamburi derivano da quelli usati sulla 600. Lo schienale del sedile posteriore è abbattibile per formare un lungo vano di carico, inizialmente non piano per via dell’angolo residuo; in seguito fu reso del tutto piano grazie alla più sottile imbottitura adottata per lo schienale.
Vista di tre quarti anteriore, posteriore, di una 500 Giardiniera del 1969.
Le dimensioni sono maggiori rispetto alla berlina: la Giardiniera è lunga 3,185 metri (21,5 cm in più) e alta 1,354 metri (2 cm in più). La 500 Giardiniera dal marzo all’ottobre 1960 riprende la meccanica della Nuova 500 Tetto Apribile (serbatoio carburante allungato). Dall’ottobre 1960 al marzo 1965 segue la Nuova 500 D e tutte le migliorie introdotte su questa nel corso della produzione (serbatoio a cubetto). All’interno spia delle frecce (sopra al commutatore d’accensione) e spia dei proiettori a piena luce (a sinistra del cruscotto). Levette di starter e avviamento in fusione con pomello di plastica. Coppe ruota bombate. Dal 1961 lavavetro e imbottitura sotto alla plancia. Dal 1964 tergicristallo con ritorno automatico, balestra anteriore con sei lame invece di cinque e moulure sulle fiancate al filo delle maniglie più corte nella parte posteriore.
Dal marzo 1965 al gennaio 1967 segue il modello Nuova 500 F. È caratterizzata da serbatoio da 22 litri e forma allungata, eliminazione delle cromature sul cofano e sulle fiancate all’altezza delle maniglie (rimangono quelle sui sottoporta) e coppe ruote meno bombate (tipo Fiat 850). All’interno l’impostazione è la stessa della berlina “F”: cruscotto con scala 0-20-40-60-80-100-120 km/h, scritta “Generat.” anziché “Dinamo” sulla spia del generatore, spie abbaglianti a destra del cruscotto e frecce a sinistra, interruttori luce quadro, luci e tergicristallo allineati. Nuovo motorino tergicristallo (più battute al minuto). Reggispinta della frizione a sfere anziché in grafite.
La versione Autobianchi della Giardiniera
Nel febbraio 1968 l’Autobianchi entra ufficialmente nell’orbita Fiat, e la produzione della 500 Giardiniera viene trasferita a Desio (MI): per il mercato italiano la denominazione diventa “Autobianchi Giardiniera 500”. Cambia il frontale, che riprende quello della Bianchina, mentre prima era quello delle 500 D e F; all’interno il volante e il cruscotto sono quelli che verranno poi montati sulla 500 R, neri.
A partire dal 1972 i vetri posteriori scorrevoli verranno soppiantati da quelli con l’apertura a compasso mentre le grigliette di aerazione del motore poste sui montanti posteriori verranno montate in plastica anziché in alluminio.
Dal 1974 al 1977 cambia il frontale (con fregio Autobianchi realizzato sugli attacchi di quello della Fiat 500 R) ed i finestrini posteriori, con apertura a compasso oppure fissi. Della giardiniera viene prodotta una variante chiamata Furgoncino 500. Offre i due soli posti anteriori e vano di carico più spazioso grazie alla mancanza del sedile posteriore. I finestrini posteriori e la capote sono sostituiti da parti rigide in lamiera. Il tetto è irrobustito da quattro nervature e dietro ai sedili anteriori viene aggiunto un vano a pozzetto coperto da un coperchio in lamiera a filo del vano di carico.
Prezzo: 565.000 lire
Codice telaio: Fiat 120 (denominazioni: Nuova Fiat 500 Giardiniera, Autobianchi Bianchina Giardiniera, Autobianchi Giardiniera)
Codice motore: 120.000
La “500 D”
Nell’ottobre del 1960, poco dopo la Giardiniera, viene presentata una versione molto rinnovata della berlina, la Nuova 500 D. Sostituisce tutti i modelli precedenti, compresa la Sport. Da ora non esistono più le varianti tetto apribile e trasformabile; tutto è unificato nella nuova versione D che, con la Giardiniera, costituisce la gamma 1960 della Fiat Nuova 500.
Deriva in modo diretto dalla 500 tetto apribile di cui accoglie le ultime innovazioni del 1959 ma adotta il propulsore di 499,5 cm³ della 500 Sport, ingentilito nell’erogazione e nella potenza massima per erogare 17,5 cv a 4400 giri al minuto anziché i 21 cv originali, tramite anche l’adozione di un diverso carburatore (Weber 24IMB) per ridurre le emissioni. È omologata per quattro persone. L’allestimento di serie si arricchisce di qualche dettaglio: divanetto posteriore meglio imbottito e con lo schienale ribaltabile al fine di creare un utile piano di carico; bordo del sottoplancia imbottito per attutire eventuali urti con le ginocchia; spie di lampeggiatori e abbaglianti a sinistra del cruscotto (con luminosità ad intensità regolabile); accensione della luce di cortesia interna all’apertura della porta lato guidatore; serbatoio a cipolla (capacità da 21 litri), posizionato solo sul lato guida per favorire le dimensioni del bagagliaio anteriore; cuscinetti paratesta su entrambe le colonne interne posteriori per i passeggeri del divanetto. La scatola del filtro dell’aria non è più chiusa con tre bulloni, ma con due più pratici galletti a pressione. Come optional sono ancora disponibili gli pneumatici a fianchi bianchi e l’autoradio. La velocità massima raggiunge i 95 km/h, come la Giardiniera.
Nel corso del 1961 vengono offerte di serie le alette parasole imbottite, il posacenere al centro della plancia, il lavavetro manuale a pompetta, la luce di cortesia ad accensione automatica comandata dalla portiera lato guida. Nel 1964 i tergicristalli divengono a ritorno automatico, le modanature sulle fiancate all’altezza delle maniglie diventano un po’ più corte nella parte posteriore e la balestra anteriore è a sei lame invece di cinque.
Accessori dell’epoca, diffusi e prodotti anche al di fuori della FIAT, erano: il servoclacson o anello clacson, prodotto dai Fratelli Vitaloni di Torino (per consentire un più agevole uso del segnalatore acustico senza staccare le mani dalla corona del volante); il coprivolante in vinilpelle, tipico accessorio presente in numerose auto, per facilitare la presa della corona nella guida; l’aletta parasole con specchietto incorporato nel lato passeggero; le maniglie passeggero stile Giardiniera; il fregio per il piano del cruscotto con scritta “FIAT NUOVA 500” in oro su fondo panna, oppure con scritta “cinquecento” e maniglia di plastica per il passeggero anteriore; i tappetini in gomma di vari colori (rosso, nero, ocra, avana, grigio, verde, azzurro) e in diversi pezzi (da 2 a 6); la mascherina anteriore interamente in alluminio o in plastica ma con i baffi in alluminio; la chiusura del cofano-motore con chiave; la chiusura del cofano anteriore con stemma smaltato FIAT rosso, triangolare, in alluminio lucidato e munito di chiave; il BLOSTER, antifurto, comandato a chiave, per bloccare l’articolazione dello sterzo (applicato lungo il devioluci con un morsetto a molla che agisce da sotto); il tappo del serbatoio della benzina munito di chiave; i rostri per i paraurti con rinforzo in gomma per attutire gli urti quotidiani dovuti alle nefaste azioni dei parcheggiatori distratti o poco attenti; il terminale di scarico cromato da applicare al tubo finale della marmitta, usato sia per ragioni estetiche sia per indirizzare il fumo di scarico più in basso; la “mensola” porta-oggetti in plastica nera, stile FIAT 600, da applicare sotto il cruscotto, lungo tutta la sua estensione; il gancetto appendiabiti (che poteva essere incorporato anche nelle maniglie passeggero); le foderine dei sedili in tessuto o in vimini; il gancio per tenere la capote semiaperta mentre l’auto è in movimento, al fine di garantire una maggiore aerazione dell’abitacolo (veniva applicato, al momento, tra il centro dell’asta anteriore del telaio e la parte alta del parabrezza). Tutti questi optional, le abbondanti cromature di gran moda nei primi anni ’60, e, come scriveva la rivista “Quattroruote” nel 1962, la linea riuscita, compatta e tondeggiante, decretarono il definitivo successo della 500. La sigla “D” era, adesso, la naturale e avanzata prosecuzione della vecchia FIAT Topolino 500 C: resterà in produzione fino al 1965.
Codice telaio: Fiat 110 D Berlina 500
Codice motore: 110 D 000
Da essa la Moretti ricavò la splendida 500 Coupè, prodotta in 25 000 esemplari.
La “500 F”
Nel 1965 viene presentata la Nuova 500 F, erede della “D”, destinata a divenire negli anni la versione con il maggior numero di unità costruite. Le novità sono soprattutto estetiche: la più evidente l’inversione nell’apertura delle portiere, incernierate con 8 viti per porta da cui il termine “otto bulloni” che contraddistingue le prime F dal marzo 1965 fino a gennaio 1966, ovvero con numero di telaio di poco superiore il milione (questa versione è oggi molto ricercata per via di una produzione durata “solo” 10 mesi) ove si passerà poi alla classica incernieratura con 4 viti per porta. Tale modifica, nel 1965, fu dovuta al CdS che impose per tutti i modelli l’incernieratura delle porte anteriore, per una maggiore sicurezza. La FIAT adeguò quindi anche la 500 berlina, ma non la Giardiniera, che mantenne l’apertura invariata per tutta la produzione (fino al 1977), in quanto il Codice prevedeva una deroga per i veicoli commerciali. È anche l’inizio dell’era della plastica, che sostituisce numerose parti in lamiera e metallo.
La carrozzeria è rivista molto più di quanto non sembri per la sola inversione delle porte. In pratica rimangono della scocca della 500 D solo il cofano e la parte frontale.
Cambiano anche altri dettagli importanti: il parabrezza è più ampio e offre maggiore visibilità; il tetto è costruito in pezzo unico con i montanti e non più imbullonato alle colonne; il fregio frontale della mascherina è realizzato in un unico pezzo di plastica (dal 1966) e non ha più i baffi in alluminio separati; le maniglie delle portiere sono cromate e la loro forma è adatta al nuovo tipo di apertura; i copricerchi (o coppe) sono in acciaio (dal 1967) e non più in alluminio lucidato; i fari anteriori hanno le cornicette in metallo cromato (dal 1966) anziché in alluminio e adottano proiettori a fascio asimmetrico; le luci di posizione perdono le basette di alluminio come i fanali posteriori, ora di forma più squadrata; la capote si chiude con un solo gancio centrale di plastica nera anziché con i due piccoli gancetti metallici situati ai due lati del tetto; vengono eliminati il profilo in alluminio sul cofano anteriore e le modanature sulle fiancate; i tre interruttori della plancia (luci, illuminazione quadro, tergicristallo) sono allineati lungo il cruscotto; la tasca portaoggetti è in plastica e ha dimensioni maggiori; il serbatoio non è più a cipolla ma a semicilindro e la sua capacità sale a 22 litri; la luce della targa è di plastica (dal 1966). Il motore viene ancora rivisto nella fasatura ed eroga 18 cv. Le sospensioni vengono irrobustite e i semiassi sono di diametro maggiore. Anche l’impianto frenante viene potenziato e adotta cilindretti più grandi. Inizialmente la 500 F adotta alcuni pezzi della vecchia D, in attesa dell’attrezzamento di nuovi particolari e per esaurire le vecchie scorte della FIAT (cosa piuttosto comune al tempo). Fino al luglio del 1965, infatti, monta ancora gli indicatori di direzione anteriori con basetta in alluminio ed i sedili anteriori a fasce elastiche che poi verranno sostituiti da quelli a molle. Nell’estate 1966 (fino al Telaio 1.211.123) la marmitta non è più a bussolotto come sulla D, ma a semigusci sovrapposti (riconoscibile per le estremità arrotondate) e la luce della targa viene realizzata in plastica e non più in alluminio lucidato. Fino agli ultimi mesi del 1966 i tergicristalli sono ancora ad attacco “stretto”, ed il castelletto sul tunnel del leveraggio aria motorino avviamento è imbullonato con 2 viti (che diventeranno una sola). La Griglia aria motore è inizialmente a 6 viti per poi passare a 3 tra il marzo e l’aprile del 1966. È esistita quindi una piccola interserie chiamata “6 viti” prodotta per circa 3 mesi (Gennaio – Aprile ’66) con porte incernierate a “4 bulloni” e griglia aria a 6 viti.
Nell’ottobre 1968 appaiono alcune modifiche in concomitanza con l’arrivo della versione “L” che l’affiancherà. Scompare la scritta “Nuova 500” sul cofano posteriore e appare una targhetta orizzontale, a barre, con la scritta “Fiat 500” ed i sedili perdono la lunetta superiore beige e diventano in tinta unita. Dal febbraio 1970 la luce della targa (come sulla L) viene spostata più in alto. La produzione continua parallelamente a quella della L fino al novembre 1972, quando viene commercializzata l’ultima versione della “piccola grande auto”, la 500 R.
Codice telaio: Fiat 110 F Berlina 500
Codice motore: 110 F 000
La “500 L”
Cambiano i tempi. La FIAT, visto il successo della 500 F, decide di apportare delle sostanziali modifiche estetiche alla piccola vettura, per renderla più rifinita e “lussuosa”. Nasce allora, nell’agosto 1968, la 500 L. La differenza più evidente è l’adozione di tubi cromati di rinforzo ai paraurti (il cosiddetto sistema ercolino), per offrire, alla vettura più piccola d’Italia, maggiore protezione nei parcheggi o nel traffico urbano.
All’esterno, oltre i rinforzi tubolari dei paraurti, le modifiche riguardano: tergicristalli, innestati a pressione e non più avvitati (saranno montati poi anche sulla successive serie della F che resta in produzione affiancata dalla L); fregio con i baffi sostituito dal più moderno stemma FIAT rettangolare; come nella F, clacson spostato più in basso, al supporto della balestra; targhetta identificativa con la scritta «FIAT 500 L» su due barre sovrapposte; coppe delle ruote meno bombate e di nuovo disegno più squadrato; cornici cromate al parabrezza, al lunotto (nelle guarnizioni nere) e sui gocciolatoi laterali.
All’interno la 500 L smentisce la leggendaria spartanità della 500 F e dei modelli precedenti con varie rifiniture: sedili reclinabili di serie (offerti dal ’70 come optional anche sulla F) e con un disegno nuovo a righe; rivestimento del pavimento in moquette; plancia ricoperta da plastica nera; nuovo cruscotto con indicatore carburante, identico a quello della 850, ma di colore nero anziché beige; volante a razze nero con logo rosso FIAT nel pulsante clacson; levette di apertura delle porte di nuovo design e spostate nella parte inferiore; nuove manovelle degli alzacristalli; comode tasche portaoggetti in plastica nera inserite sui due pannelli anteriori degli sportelli; tunnel centrale rivestito in plastica nera e dotato di una vaschetta portaoggetti davanti alla leva del cambio. La meccanica è la stessa della F. Per quanto riguarda la carrozzeria, questo modello seguirà, per ragioni economico-industriali, le modifiche apportate alla F nel corso della produzione: dal 1968 spostamento del clacson dal vano bagagli alla balestra; dal 1970 spostamento in alto della luce targa; dal luglio 1972 il cofano motore è tenuto aperto da un’astina anziché da una cinghia di gomma.
Anche gli optional introdotti sulla L, verranno estesi alla F: pneumatici radiali (dall’inizio produzione); antifurto-bloccasterzo (dal ’70); rivestimento sedili in panno (dal ’69). La gamma-colori si arricchisce di tinte in quel periodo all’ultima moda: nero e giallo. La produzione termina nel novembre 1972, quando la F e la L vengono sostituite dalla 500 R.
Prezzo di listino nel settembre 1968: 525.000 lire
Codice telaio: Fiat 110 F/L Berlina 500
Codice motore: 110 F 000
La “500 R”
Nel 1972 viene presentata al salone di Torino l’ultima versione, destinata a chiudere la longeva e intramontabile gamma delle 500: la 500 R, ossia “Rinnovata”. Contemporaneamente è presentata anche la Fiat 126.
Il nuovo modello sostituisce le versioni F e L, che escono di produzione, e riprende i canoni delle prime 500: semplificazione e spartanità. Il motore però è quello impiegato sulla 126 prima serie: il bicilindrico delle F e L con cilindrata aumentata a 594 centimetri cubici. Sulla nuova 126 eroga 23 cavalli a 4 800 giri, sulla 500 R la potenza rimane quella delle precedenti versioni: 18 cavalli (a 4 000 giri anziché 4 400) e la coppia aumenta leggermente. Viene montato il rapporto al ponte più lungo (8/39) della Nuova 500 Sport, e unitamente al lievissimo aumento di coppia, la 500 R raggiunge finalmente i 100 km/h. Le caratteristiche all’esterno sono: soppressione di alcune cromature (come le modanature nei sottoporta); targhetta “FIAT 500” a barre sovrapposte sul cofano posteriore; cerchi ruote in lamiera stampata della 126, che, per la loro forma, non necessitano di coppe cromate; fregio FIAT a losanga sul frontale.
All’interno invece sono evidenti: cruscotto tipo F ma di colore nero e con scala tachimetrica della Nuova 500 Sport, con circolini rossi delle velocità massime posti a 30, 45 e 75 km/h, in virtù delle marce più lunghe; volante tipo F ma nero; sulla plancia spie indicatori di direzione (a sinistra del cruscotto) e proiettori a piena luce (a destra), interruttore luci, commutatore d’accensione e interruttore tergicristallo: scompare così l’interruttore della luce del cruscotto, che ora si accende automaticamente con le luci di posizione; soppressione di tutte le rifiniture della L: plastica alla plancia, moquette, tasche alle portiere, portaoggetti sul tunnel, etc.; divanetto posteriore di nuovo fisso; sedili non più reclinabili e rivestiti di vinilpelle in tinta unita, senza nessuna cucitura. Tra gli optional rimangono solo gli pneumatici radiali, i sedili in panno e l’antifurto-bloccasterzo. Il prezzo, a causa dell’inflazione degli anni 70, sale vertiginosamente da 660.000 lire del 1972 a 1.064.000 lire del 1975, ultimo anno di produzione.
Dante GIACOSA nato a Roma il 3 gennaio 1905 e deceduto a Torino il 31 marzo 1996 il pezzo più importante della sua carriera è senza dubbio il Cinquino che lo portò nel 1959 ad essere insignito del compasso d’oro, premio ambitissimo nel settore industriale e design italiano. Ma Giacosa non è stato solo importante per la Mitica ma va ricordato anche per molte sue creazioni per i motori e/o disegni :
Fiat 500 (Topolino) 15 giugno 1936 nel 1937 prodotta anche come furgoncino nel 1948 aggiornamento 500 B e nel 1949 la 500 C;
Fiat 508 C/1100 “Nuova Balilla” che sostiuisce il 508 Balilla si pensi che il motore della Nuova Balilla verrà utilizzato sino al 1969 per la Fiat 1100 (103);
Fiat 2800 solo 620 esemplari enorme berlina per uso militare;
Fiat 1500 D e Fiat 1500 E;
Fiat 1400 e 1900 proggetti del dopo guerra;
Fiat Campagnola 1951;
Fiat 8V costruzione sperimentale 1953;
Fiat 1100 103, 1100 TV, 1100 Familiare dal 1953 al 1966 con la versione R
( Da essa derivano anche la 1200 Granluce e le 1100 e 1200 Spyder.)
Fiat 8001 Turbina prototipo di motore siamo nel 1954;
Prototipo sperimentale del 1954, con motore a turbina.
Fiat 600 e 600 Multipla altri due pezzi della storia italiana destinata come la Mitica a motorizzare gli Italiani
Fiat Nuova 500 e Autobianchi Bianchina
(La Nuova 500 esce nel 1957 ed è assieme alla 600 uno dei suoi più grandiosi progetti)
Fiat 1800, 2100, 2300
(Usciranno in varie versioni a partire dal 1959. Erano equipaggiate con motore a sei cilindri in linea.)
Fiat 1300 e 1500 1961
Autobianchi Primula Proggetto Autobianchi
(La prima automobile italiana a trazione anteriore e motore trasversale.)
Autobianchi A111 e A112
vetture di grande successo, in particolare l’A112.
Fiat 124 e 125 la 124 vince come vettura dell’anno
Fiat Dino
(Una sportiva realizzata in collaborazione con la Ferrari; il suo motore deriva dall’omonima vettura da competizione; la Fiat la realizzò con carrozzeria spider nel 1966 Pininfarina e coupé 1967 Bertone con motore 2000, poi aggiornata con un 2400 nel 1969.)
Fiat 130 ammiraglia
( E’ la prima grande ammiraglia di casa FIAT, in particolare la versione coupé ha linee molto accattivanti Giacosa se ne occupò marginalmente, ritenendo la FIAT non sufficientemente preparata a realizzare vetture di questa taglia.)
Fiat 128
(Tra le più diffuse vetture del parco circolante in quel periodo eletta auto dell’anno 1970 ed è la prima FIAT a motore e trazione anteriori.)
Fiat 127
(Lo stile è di Giacosa vi partecipa attivamente per la parte motoristica. Presentata nel 1971 nel 1972)
Fiat 126 l’ultima della sua carriera dopo si dimise per età
(La Fiat 126 presentata nel 1972 è l’erede della 500 ma non ne raggiungerà mai né il fascino né l’ampia diffusione e la longevità.)
Ma Torniamo alla MITICA molti ingegneri meccanici, e carrozzieri hanno sviluppato numerose derivate in particolare ricordiamo:
Karl Albert Abarth italianizzato Carlo Abarth
La FIAT Nuova 500 fu presentata nel 1957 e la Abarth realizzò subito delle versioni elaborate nella meccanica. La prima “500” elaborata da Abarth fu realizzata in pochi esemplari. Si tratta di una vettura elaborata usando i pezzi speciali costruiti dalla Abarth che mantiene pressoché immutato l’aspetto esteriore del modello da cui deriva.
A titolo dimostrativo circa la robustezza del motore, nonostante il notevole incremento di potenza, nei mesi di settembre e ottobre del 1958, furono organizzate alcune sessioni di prova. In una delle prove, la macchina girò senza sosta per 7 giorni, alla velocità media di 111 km/h.
Nel 1963 fu presentata la “595”, prodotta fino alla fine del 1971 in due serie: la prima (dal ’63 al ’65) aveva la carrozzeria della “500 D”; la seconda (dal ’65 al ’71) aveva la carrozzeria della “500 F”. L’Abarth riceveva dalla FIAT le auto incomplete e montava su di esse i pezzi speciali. Tali parti erano composte da cruscotto (con strumentazione specifica provvista di tachimetro, contachilometri, contagiri, indicatore livello benzina e indicatore temperatura olio), volante a 3 razze, carburatore Solex C 28 PBJ montato su apposito alloggiamento in alluminio, coppa olio in alluminio, sistema di aspirazione e scarico dei gas specifici, ecc. Da menzionare anche il fatto che su queste versioni il portellone posteriore, che chiudeva il motore posto nel retro della vettura, veniva rialzato con dei fermi per aumentare il raffreddamento del motore stesso e quindi la sua efficienza. Una volta assemblate, le “595 Abarth” erano vendute attraverso i propri concessionari.
Nel febbraio 1964 venne invece presentata la 595 SS con una velocità massima portata a 130 km/h. Nello stesso anno vennero presentate anche la 695 e 695 SS, entrambe con una cilindrata totale di 689 cm³ e con una velocità massima rispettivamente di 130 km/h e 140 km/h. Nel settembre 1965 fu introdotta la 695 SS Assetto Corsa, sostituita nel 1969 dalla 695 SS Competizione.
Furono inoltre commercializzate le popolari “cassette di trasformazione Abarth”, che consentivano di modificare la FIAT Nuova 500 rendendola più aggressiva e sportiva, senza limitarne la circolazione alla sola “pista”.
Domenico Giannini
Nel 1963 il costruttore romano GIANNINI iniziò la produzione di modelli elaborati sulla base della Mitica, diventando il massimo concorrente dell’ABARTH per la personalizzazione della piccola di casa FIAT.
Il primo modello presentato fu la 500 TV (dove TV sta per Turismo Veloce). A seguire vennero presentati diversi modelli stradali e da competizione.
Furono inoltre commercializzate le popolari “cassette di trasformazione Giannini”, che consentivano di modificare la Fiat Nuova 500 rendendola più aggressiva e sportiva, come per il concorrente ABARTH.
I modelli Giannini :
Stradali:
Giannini 500 TV (1963)
Giannini 500 GT (1963) (582 cc)
Giannini 590 GT (1964)
Giannini 700/4C (1966)
Giannini 500 Elettrica (1967)
Giannini 650 NP
Giannini 700R
Giannini 350 EC (1974)
Da Competizione:
Giannini 500 Montecarlo (1967)
Giannini 590 Vallelunga (1969)
Giannini 650 Modena (1971)
CARROZZERIA FRANCIS LOMBARDI MY CAR DI VERCELLI
Veniva prodotta in due versioni: con tetto rigido o con tettuccio apribile (“trasformabile”). Alla carrozzeria vercellese arrivavano dalla Fiat le vetture incomplete, da ultimare con le parti Francis Lombardi apposite.
La 500 My Car vantava dotazioni accattivanti, alcune delle quali mai adottate dai successivi due modelli di serie: plancia sagomata e rivestita in plastica nera, volante e pomello cambio in legno, vetri posteriori apribili a compasso, fascioni sottoporta in acciaio inox, calandra bombata con griglia in zama cromata, anelli ruota in acciaio. L’elemento più innovativo di questa vettura è la conformazione del tetto che, con due nervature trasversali e un piccolo spoiler, conferiva un’immagine di sportività e ricercatezza e nel frattempo ne migliorava l’abitabilità. Era inoltre previsto l’ambito optional della vernice metallizzata.
Nonostante il maggior costo rispetto al modello originale della Fiat, venne prodotta in alcune migliaia di esemplari costituendo un’eccezione rispetto alle altre versioni speciali prodotte da vari carrozzeri. La ragioni del buon successo commerciale, oltre alla possibilità di distinguersi, consistevano nei tempi di consegna, ben inferiori a quelli imposti per la Fiat 500 F e nella migliore abitabilità consentita dalla particolare forma del tetto.
CARROZZERIA VIGNALE
Nel 1961 la Vignale aumentò la produzione in serie di propri modelli, su pianali Fiat. A questo scopo venne costruito un nuovo stabilimento a Grugliasco, non lontano da Mirafiori.
Delle vetture prodotte in serie, la più celebre è senz’altro la “Gamine” del 1967 , una particolare versione spider della Fiat 500, impreziosita da una calandra con finto radiatore cromato e parafanghi separati, in stile anni trenta.
UN RICORDO ANCHE PER LE DERIVATE MORETTI – STEYR-PUCH – GHIA – FERVERS RANGER ECC….
Grazie Ingegnere GIACOSA è grazie a Lei che viviamo questo sogno